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    Il cuore di Plutone (Buon San Valentino agli astrofili!)

    Il cuore di Plutone (Buon San Valentino agli astrofili!)

    Plutone è uno dei pianeti nani (più precisamente un plutoide, ovvero i pianeti piccoli e rocciosi transnettuniani) che orbitano nella fascia più esterna del Sistema Solare, declassato a tale rango dal 2006.

    di Beatrice Bersani
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    Plutone è uno dei pianeti nani (più precisamente un plutoide, ovvero i pianeti piccoli e rocciosi transnettuniani) che orbitano nella fascia più esterna del Sistema Solare, declassato a tale rango dal 2006. Prima era noto per essere il nono pianeta del sistema, nonché il più piccolo e il più lontano. Fa inoltre parte della Fascia di Kuiper (anche se il suo moto di rotazione lo porta a uscirne e arrivare in alcuni periodi a percorrere un’orbita perfino più interna di quella di Nettuno), zona di pianetini e rocce che agli albori del sistema solare non riuscirono ad aggregarsi a formare corpi celesti più grandi. https://www.tricotcafe.com/3245-cart_default/feltro-3mm-bianco.jpg Sin dalla sua scoperta, Plutone ci ha regalato sorprese a non finire. Tuttavia, molte di queste si basavano solo su supposizioni e calcoli matematici che hanno ricevuto la loro conferma con il flyby della sonda New Horizons. https://www.svagonews.com/wp-content/uploads/2015/07/plutone-immagine.jpg New Horizons è una sonda spaziale sviluppata dalla NASA e lanciata il 19 gennaio 2006 da Cape Canaveral, al cui interno oltre ai numerosi strumenti di bordo si trovano parte delle ceneri di Clyde Tombaugh, l’astronomo che scoprì Plutone nel 1930, e vari simboli dell’America e dell’umanità, fra cui un francobollo del 1991 che recita “Plutone: non ancora esplorato”. Il 14 luglio 2015, alle 13:49:57 ora italiana, New Horizons effettua il flyby di Plutone, ovvero raggiunge il punto di massimo avvicinamento al corpo celeste, alla distanza record di 12.472 km dalla superficie. https://www.tricotcafe.com/3245-cart_default/feltro-3mm-bianco.jpg Numerosissime sono le scoperte: a partire dalle dimensioni, maggiori delle aspettative, alla presenza di criovulcani, ovvero vulcani freddi che eruttano ghiaccio e ammoniaca, dal colore rosso del polo della luna Caronte dovuto probabilmente ai gas lanciati da Plutone, al colore blu intenso della sua atmosfera a causa di toline (molecole di azoto che si illuminano esposte agli ultravioletti) in sospensione, dalle informazioni sulle sue quattro lune più piccole alla scoperta delle enormi catene montuose di ghiaccio d’acqua. Ma quella che esteticamente rimane la più affascinante è quella che riguarda l’enorme “cuore di Plutone”. https://apod.nasa.gov/apod/image/1507/Pluto04_NewHorizons_1042.jpg Scientificamente, quando si parla di “cuore di un pianeta” si intende il suo nucleo, ovvero il suo strato più interno, in cui la pressione è massima, si origina il campo magnetico e la gravità (almeno in teoria) è nulla. In poche parole, il suo centro. Il “Cuore di Plutone” è invece un nome poetico per intendere una grossa zona della superficie plutoniana, il cui nome ufficiale è Tombaugh Regio, in onore dell’astronomo che la notò per primo. https://www.tricotcafe.com/3245-cart_default/feltro-3mm-bianco.jpg È una zona enorme, di circa 1000 km per 800 km, praticamente priva di rilievi. Analizzando i dati, si è scoperto che è composto da 4 km di ghiaccio di azoto e monossido di carbonio, un oceano dalla consistenza del gelato. Poiché questo fluido è più denso del ghiaccio d’acqua, che è un altro elemento trovato molto abbondate su Plutone dopo il flyby, nulla impedisce ad alcuni astronomi di supporre che su questo enorme bacino galleggino dei veri e propri iceberg d’acqua alla deriva. Lungo i bordi del cuore si possono vedere, con le foto più dettagliate, anche le ombre di queste montagne glaciali ammassate dalla deriva. L’età della regione potrebbe essere di circa 100.000 anni, un tempo molto breve quando si parla di ere geologiche, abbastanza da far pensare che sia ancora in formazione! https://www.tricotcafe.com/3245-cart_default/feltro-3mm-bianco.jpg Le ipotesi divergono quando si tratta di stabilire le condizioni della genesi del luogo. http://www.americaspace.com/wp-content/uploads/2016/12/nh-pluto-charon-v2-10-1-15-FA.jpg La prima fatta in ordine cronologico stima che il ghiaccio si sia accumulato lì per cause climatiche, dovute al susseguirsi del ciclo stagionale nel lunghissimo anno plutoniano (da quando lo abbiamo scoperto non ha ancora concluso un’orbita intera). Secondo questa teoria, il serbatoio glaciale dovrebbe aver appena passato il suo punto di maggiore accumulo dopo l’inverno e adesso, in primavera, stare lentamente entrando in una fase in cui il ghiaccio sublima, passando direttamente allo stato gassoso. Probabilmente non completamente, poiché gli studi suppongono che gli strati inferiori potrebbero costituire una riserva permanente. Quasi come i ghiacciai terrestri, insomma, però d’azoto e monossido di carbonio. Secondo questa ipotesi, le catene montuose plutoniane avrebbero bloccato la distribuzione del ghiaccio di azoto lungo la linea assiale del pianeta, cosa che sarebbe avvenuta se questo fosse stato privo di rilievi, radunandole in un enorme bacino preesistente. https://www.tricotcafe.com/3245-cart_default/feltro-3mm-bianco.jpg Un’altra ipotizza un impatto con un altro corpo celeste che avrebbe spaccato la crosta e costretto la fuoriuscita di materiali dall’oceano ghiacciato del sottosuolo plutoniano. Dopo l’urto, sulla superficie del pianeta si sarebbe formato il bacino. Essendo questo bacino esattamente dalla parte opposta di Caronte, e Plutone rivolge al suo satellite sempre la stessa faccia, i potenti moti mareali esercitati dalla (relativamente) massiccia luna avrebbero naturalmente convogliato il ghiaccio a raccogliersi all’interno del bacino (e non solo per gravità). https://www.tricotcafe.com/3245-cart_default/feltro-3mm-bianco.jpg Un’ultima ipotesi invece spiega che non sarebbe stato necessario un bacino precedente ma che il ghiaccio si sarebbe accumulato lì per via della temperatura, più fredda che nel resto del pianeta, dovuta anche all’effetto albedo (riflessione del calore, quindi maggiore freddo in superficie, si vede bene con la neve che si scioglie) accresciuto sempre di più mano a mano che il ghiaccio si accumulava. Questo deposito di materiale avrebbe anche causato il rallentamento della rotazione di Plutone, allineandolo con quella di Caronte. https://www.tricotcafe.com/3245-cart_default/feltro-3mm-bianco.jpg Quale che sia la verità, abbiamo appena iniziato a scoprirla, però è bello sapere di non essere gli unici ad avere un cuore nel cosmo! http://0.media.dorkly.cvcdn.com/59/25/d800b9ff07263738a6a8a6b6c0c88b89.jpg



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    Pubblicato in data 18 febbraio 2018.
    Ultima modifica: 21 febbraio 2018.
    Autore Beatrice Bersani.

    Se non diversamente specificato, i contenuti di quest'opera sono coperti da Licenza Creative Commons CC NC ND 3.0.

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    Andrea Carpi

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